Editoriale

Questo è l’ultimo numero dell’anno ed è l’occasione, ancora una volta, di scambiarci gli auguri. Il Natale si avvicina e con esso tutta la sua simbologia orientata al bene. A dire la verità, anche il Natale è un simbolo.

Il mondo occidentale celebra la natività del Cristo il 25 dicembre, ma questa data è una convenzione stabilita solo nel secolo IV. Forse perché il 25 dicembre era già una data profondamente simbolica: rappresentava la vittoria della luce sulle tenebre, il dies natalis solis invicti dei Romani, cioè il culto del Sole Invitto. Oppure perché il 25 dicembre è la nascita del dio Mitra, proprio in una grotta, la cui religione misterica è stata per secoli molto diffusa nel Mediterraneo.

Ma tutto ciò ha poca importanza: è lo "spirito del natale" che conta, è quella sensazione impalpabile che ogni cosa debba essere migliore, anche per un giorno soltanto. E’ quello stesso spirito che ci fa apprezzare il presepe come una nostra tradizione, indipendentemente dal nostro credo religioso.

Il presepe anch’esso ricco di simboli, che ci conducono verso una visione spirituale anche attraverso errori grossolani. Come il bue e l’asinello, erronee traduzioni dai testi greci che indicavano il Messia come nel mezzo di due età, non tra due animali. Oppure le statuine di venditori di salsicce in un paese dove era rigido il divieto di vendere e cibarsi di carne suina. Certo è che il presepe nostrano assomiglia più a una Napoli seicentesca o a una Puglia del Settecento, che non a Betlehem di oltre duemila anni fa. Ma se osserviamo un presepe cogliamo un qualcosa di universale, che va ben oltre la mera rappresentazione scenica.

E la nascita del Salvatore, inteso come incarnazione di Dio, riveste il profondo significato della nascita di Dio in noi, cioè della consapevolezza della nostra vera natura.

E’ la nascita dell’uomo nuovo sull’uomo vecchio, come afferma il cattolico Movimento dei Focolari. E’ anche il comprendere come l’atman e il brahaman siano la stessa espressione della divinità, per l’induismo.

Il vero significato di Gesù bambino, quindi, è nell’intimo di ciascuno di noi, ed è riflettendo all’interno di noi stessi che possiamo ricongiungerci col divino.

Auguri!

Stefano Beverini