Editoriale

Mi ero preparato degli appunti per stendere qualche ragionamento su una questione delicata e abbastanza di attualità, sollevata nell’opinione pubblica dal pietoso caso di Welby. Poi altri pensieri hanno prevalso, e dell’eutanasia, questo il tema, tratterò un’altra volta.

Eventi personali e una certa crisi interiore mi invitano a riprendere alcune riflessioni per certi versi escatologiche. Certamente fondamentali, almeno per il sottoscritto.

Per la prima volta espongo nelle note editoriali ciò che compiutamente riprendo nel mio articolo nelle pagine seguenti: ma l’argomento mi coinvolge a tal punto dal forse presuntuosamente ritenerlo essenziale, vero, "certo". E spero che non sia un semplice salvagente per non affogare, una tavola a cui aggrapparsi…

Io ci credo. Ci credo ancora nonostante le avversità.

Ho sentito il bisogno di ripercorrere vecchi ragionamenti, di rivivere lontani pensieri che sento ancora profondamente miei e che, ancora presuntuosamente, anelano allo spirito.

Certo, accostare il misticismo alla medianità, compararli, e addirittura enfatizzarne le analogie, appare quantomeno ambizioso, o fuori luogo.

Ma lo studio dello spiritismo, per me, ha rappresentato una tappa importante nel cammino verso la ricerca interiore. Mi sono dedicato tanto, in passato, anche alle osservazioni dirette. Oggi, anche se ritengo di avere già percorso quella parte di cammino, e di non dover ritornare sui miei passi, apprezzo il "filo conduttore" che unisce lo spiritismo alla spiritualità.

Altre strade avrei potuto percorrere, forse anche migliori. O forse non esiste una strada privilegiata, o una angusta: tutte portano all’interno di noi stessi, in comunione con la nostro "sé", con il "divino" che è in noi… Dobbiamo solo riconoscerlo e imparare a dialogare o, più semplicemente, riuscire a percepirlo.

E’ l’unica cosa che può dare un senso, come detto, al nostro fare, al nostro turbinio incessante di azioni e pensieri, al nostro esistere.

Anche l’articolo del nostro collaboratore Cutolo indirizza i nostri pensieri verso la spiritualità, seguendo un altro cammino che ci porta presso alcuni maestri indiani. Ma anche il compito di colui che chiamiamo maestro è solo quello di aiutarci a prendere coscienza, e elevare la nostra consapevolezza verso lo spirito che già siamo.

Infine troverete due articoli delle nostre collaboratrici Righettini e Petruccelli, che ci sono pervenuti contemporaneamente in redazione, forse per una strana coincidenza, che trattano del medesimo argomento: dei nostri amici animali, e soprattutto dei cagnolini Peg e Rolf, che ci inducono a riflettere. Siamo tutti una parte dell’anima originaria, sembra abbia "detto" Rolf…

Stefano Beverini