Editoriale

Maria Grazia Bornacin e Alessandro Giusto, come tante altre coppie, ospitava per un breve periodo all’anno un bambino bielorusso: Maria, dieci anni. Come altri bambini, dall’ "inferno quotidiano" a una breve fetta di paradiso, rigorosamente "temporaneo" per volere della burocrazia internazionale.

Soggiorni terapeutici, vengono definiti, come se la Bielorussia fosse una grande agenzia turistica. Ma, fin qui, nulla di rilevante ai fini della cronaca.

Invece Maria riferisce di essere stata picchiata, seviziata e violentata nell’orfanotrofio che la ospitava da tre anni. Controlli medici sembrano confermare le dichiarazioni della piccola.

Agire secondo coscienza molte volte non è sovrapponibile all’agire secondo le leggi vigenti nel contesto storico e giuridico in cui viviamo. Maria Grazia e Alessandro decidono di agire secondo coscienza, rifiutandosi d riconsegnare la bambina a coloro che ritenevano fossero i suoi carnefici, e la nascosero, chiedendo nel contempo di poterla adottare.

Sottrazione di minore, sequestro di persona! Così tuonò Alexey Skripko, ambasciatore bielorusso in Italia, precipitandosi a Genova, dove il locale tribunale dei minori seguiva il caso.

Sottrazione di minore, sequestro di persona! I coniugi Giusto devono restituire la bambina senza condizioni! Così tuonarono le varie associazioni di ipocriti genitori, temendo che la Bielorussia impedisse loro di ospitare per il futuro i bambini "a tempo". Anche gran parte dell’opinione pubblica, altrettanto ipocritamente, additava questa coppia come artefice di una deprecabile nefandezza.

Non importa se Maria sia stata picchiata, seviziata e violentata nell’orfanotrofio di Vileika. Forse sono solo fantasie, anzi, sicuramente non potranno che esserlo. E i coniugi Giusto? Sicuramente degli egoisti… per non dir di peggio! Rischiano il carcere con l’accusa infamante di sequestro di persona? E’ quello che si meritano!

Solo i concittadini di Cogoleto si stringono intorno a Maria Grazia e Alessandro, manifestando loro affetto e solidarietà, e soprattutto comprensione verso la loro decisione, che dimostra un grande coraggio nelle proprie azioni, anche se scomode, anche se controcorrente.

Tutti conosciamo l’epilogo della vicenda. In barba alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, trattato internazionale adottato dall’ONU nel 1989, e ratificato anche dall’Italia, l’ordine della magistratura fu quello che Maria doveva rientrare in Bielorussia, con pochissime garanzie. La "legalità" era in pericolo! I "preziosi" rapporti con la Bielorussia potevano incrinarsi. Il giro di danaro manovrato da sedicenti associazioni benefiche, con il benestare dei vari governi, rischiava di ridursi. Chi se ne frega di una bambina! Occorre sacrificarla per una ben più "nobile" causa!

Poi abbiamo assistito a uno spettacolo vomitevole: si sono aperte le danze dell’ipocrisia, e tutti hanno fatto a gara per aggiudicarsi il premio di migliore ballerino, con la folla plaudente. Delle presunte associazioni benefiche e dell’ambasciatore bielorusso, abbiamo già detto. Poi i giudici, le Forse dell’Ordine, attivate come talvolta non accade per arrestare un pericoloso assassino. Poi ancora Daniela Melchiorre, Sottosegretaria della giustizia, indiscutibilmente piacente con la scollatura in bella mostra, ma ahimé con le solite frasi di rito preconfezionate.

Maria venne ritrovata, a Saint Oyen, in Valle d’Aosta, accudita dalle nonne. Venne rimpatriata prima della sentenza definitiva del giudice, ma era facilmente prevedibile che la sentenza non potesse contraddire gli equilibri internazionali. Tutto è tornato al suo posto. Sembra che Maria abbia ottenuto di non rientrare in quell’orfanotrofio, mentre gli altri bambini potranno colà continuare a subire violenze, ed altri perpetrarle.

Pochi hanno compreso come il vero rapimento sia stato il rientro in Bielorussia, a Minsk. E non solo è stata rapita per sempre la bambina, e penso di non sbagliarmi dicendo che non la rivedremo più. Ma soprattutto è stata rapita anche la coscienza di tutti coloro che hanno decretato la sua condanna.

Stefano Beverini