Editoriale

 

Si dice che Charles Dickens, scrittore noto (chi non conosce il romanzo David Copperfield?) fosse "posseduto" dai suoi personaggi a tal punto che essi lo seguivano ovunque; egli sentiva distintamente pronunciare ogni loro frase, e non faceva che trascriverla. Inoltre li percepiva come persone reali, come se le "forme pensiero" da lui create fossero divenute autonome: egli assisteva alle visioni, e riportava ciò che vedeva. Il professor Luciano Raffaele, citando le testimonianze di Lewens, Fields e altri, ne tratta in un suo lavoro sull’affinità tra arte e medianità, pubblicato in Studi e problemi di parapsicologia (Roma, 1963).

Ho citato Dickens perché, attraverso una sua opera, voglio porVi i migliori auguri, come tradizione vuole, per il nuovo anno. "Sarò più bravo e buono", promettevamo da piccoli. E sono proprio le buone intenzioni, nel mondo maledettamente più complesso di quando diveniamo adulti, che devono alimentare il nostro porgere vicendevolmente i sinceri auguri.

Il Natale è stato sempre caro a Dickens, e il suo Christmas Carol, uno dei cinque racconti di Natale raccolti nel volume Christmas Books, è anche ricco di implicazioni, per certi versi, spiritici. Voglio ricordarlo come augurio e monito per tutti noi: lo spettro del ricco e infelice Marley appare all’avaro socio ancora vivente, ugualmente ricco e altrettanto infelice Scrooge; e poi tre "Guide" appaiono al protagonista: lo "spirito del Natale passato", di quello presente e di quello futuro. Scrooge, tra l’altro, è il nome che Walt Disney scelse, ispirandosi a questo romanzo, per il famoso personaggio dei suoi fumetti, tradotto in italiano come zio Paperone.

Scrooge pensava solo ad accumulare danaro. Non gli importava null’altro, e con il trascorrere degli anni il suo animo era divenuto arido. Non aveva più rivolto un solo pensiero al socio Marley dopo che questi era morto. Ma una sera, rincasando, proprio la vigilia di Natale, vide il volto di Marley circonfuso di una luce sinistra. Non era irritato, ma guardava Scrooge come era solito… In seguito le apparizioni si moltiplicarono… Mentre appoggiava di nuovo la testa sulla poltrona, gli occhi di Scrooge caddero su un campanello fuori uso; fu con grande meraviglia congiunta a un senso di terrore, che vide dapprima il campanello dondolare e poi suonare forte. Dopo ancora si aggiunsero al concerto tutti i campanelli della casa. All’improvviso cessarono, il loro suono venne sostituito da un rumore metallico proveniente dai piani inferiori, come di catene trascinate. Sembrava salisse le scale, fino a giungere dietro la porta, per poi entrare nella sua stanza… A farla breve, era il fantasma del socio Marley, che ritornava dall’aldilà per mettere in guardia Scrooge affinché questi cambiasse vita, finché era in tempo!

Successivamente si moltiplicarono le apparizioni e gli avvenimenti insoliti, ma solo lo "Spirito del Natale futuro" riuscì nell’intento di cambiare la vita di Scrooge. Questi vide un morto in una casa vuota, abbandonato da tutti, ricordato da qualcuno solo con odio o derisione. Quindi altre immagini ancora… <<Scrooge, seguendo il dito, legge sulla pietra di quella tomba negletta il suo stesso nome. "Sono io l’uomo che giaceva su quel letto?" gridò, cadendo in ginocchio… "Spirito" gridò ancora, piegandosi ancor più verso terra "io non sono l’uomo che ero prima e non sarò l’uomo che sarei stato se non vi avessi incontrato. Perché mi mostrate tutto questo, se per me ogni speranza è perduta? Spirito buono, assicuratemi che io posso ancora, cambiando la mia vita, cambiare queste ombre che mi avete mostrato.>>

E Scrooge cambiò, e anche il suo destino, proprio il giorno di Natale. Diventò generoso e pronto ad aiutare il prossimo. Dickens conclude "… di lui si disse sempre che se c’era un uomo che sapesse osservare bene il Natale, quell’uomo era lui. Possa questo essere detto veramente di tutti noi." Questo è l’augurio: cercare, con l’anno nuovo, di offrire il meglio di noi stessi, ciò che è positivo in noi.

Infine, passando a una considerazione prosaica ma importante per la divulgazione di questa nostra rivista, nell’elenco dei regali da fare perché non aggiungere anche un abbonamento a Lettere e Scritti per un parente, un amico, una persona cara? Un bell’augurio per tutti noi è che anche grazie a questa rivista, la cui connotazione è e dev’essere spiritualista, possiamo crescere dentro, possiamo salire un altro piccolo gradino della nostra difficile ascesa verso il Regno dello spirito.

Auguri di buon anno!

Stefano Beverini